Simon Lewis.
made in brooklyn.
vampire.
Un suono attraversò la raduna, un suono diverso da tutti quelli che Clary avesse mai sentito fino ad allora, una specie di ritmo martellante che veniva dal profondo della terra, come se a un tratto il battito cardiaco del mondo fosse diventato udibile. Dopodichè il terreno si gonfiò e si sollevò sotto di lei. La romba ondeggiava come la superficie del mare mosso. Sulla sua superficie comparvero delle increspature. All’improvviso si spalancò, facendo volare zolle di terra. Una forma ingobbita cercava di uscirne, le sue braccia nude erano coperte di strisce nere di sangue e terra. Si liberò con uno strappo e crollò al suolo.
«Simon». |
I’m the one who’s always been there for you.
Poi Simon era entrato, evitando per un pelo di cadere sul pavimento. Senza dire una parola,
era salito anche lui sul letto e le si era sdraiato accanto.
Lui aveva la mano fredda, certo, ma familiare.
Come lo era anche il contatto della sua giacca di velluto contro il braccio. «Rimani tutta la notte», gli aveva chiesto «per favore».
Quella notte Clary non aveva avuto incubi.
«Simon?» «Sì?»
«Spero tu capisca quando ti dico che mi dispiace tu sia qui e anche che sono contenta».
Simon sentì la faccia creparsi in un sorriso. «Grazie».
Maia si chinò verso di lui e la giacca la scivolò sulle spalle. Aveva gli occhi di un grigio ambrato che cambiavano sfumatura quando si muoveva.«Arrivi a toccarmi?» Chiede allungando la mano.
Simon allungò il braccio e Maia sorrise quando le punte delle loro dita si sfiorarono. |
❝ Simon indossava
un paio di jeans e una vecchia maglietta con la scritta
MADE IN BROOKLYN.
I capelli appena lavati erano castano scuro
anzichè verdi o rosa
e aveva gli occhiali appollaiati sulla punta del naso.❞
You’re not nothing. ♥
I think about him all the time.
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Lo baciò. Non era la prima volta che baciava Isabelle: adorava la morbidezza delle sue labbra, la sensazione che provavano le sue mani nello sfiorarle i lunghi capelli neri..
Ma quando lei gli si strinse contro, sentì anche il suo corpo, le lunghe gambe nude contro di sé, il pulsare del sangue..
E lo scatto dei canini che gli spuntavano fuori.
«Oh, hai fame». Disse. «Quando è stata l’ultima volta che hai bevuto del sangue? Dovresti mangiare, sai cosa succede se non lo fai».
«Non ho sangue con me. Dovrei tornare a casa» spiegò.
«Non c’è bisogno che tu beva sangue freddo, ci sono qui io».
«Stai scherzando». « Invece no».
Isabelle iniziò a sbottonarsi la camicia, scoprendo prima il collo fino alla base, il tracciato delle vene visibile sotto la pelle diafana.
Si sollevò e si scostò i capelli, lasciando scoperto l’altro lato del collo. «Non vuoi…?»
«Isabelle non farlo, potrei farti male, ucciderti».
Gli toccò le labbra con le dita. « Essere un vampiro fa parte di te. Non ti ho chiesto di venire qui l’altra notte perché non avevo in mente nessun altro a cui chiederlo. Volevo stare con te, Simon».
Lui la baciò, la prese e la girò, mettendola sopra di se. Aveva le braccia colme del calore e della dolcezza di lei, il suo sapore sulla bocca, sentiva l’odore della sua pelle: sale, profumo e..sangue. « Fallo» gli sussurrò «Lo voglio». «Isabelle.. io..non posso.. » La morse. |
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